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      E l'abate Gioberti, nei discorsi che andava facendo qua e là per l'Italia, non ebbe rossore di additare, quasi minacciando, l'esempio delle città venete, pei loro capricci republicani lasciate in preda a Radetzki(8).
      Li oppositori, evitando adunque ogni atto che potesse parer seme di discordia, si ristavano a sollecitare indefessi il governo, perchè operasse con vigore; e facesse fondamento sul popolo e sull'Italia, e spingesse con veemenza la difesa. E il generale Bava ne fa testimonio, ove si lagna che nel momento in cui Vicenza cadeva, "una deputazione del governo provisorio veniva dichiarando, che se non si fosse marciato avanti, tutto era perduto; ed essere necessario alla nazione vittorie su vittorie, quando non si volesse veder trionfare il partito republicano". E soggiunse: "Due giorni dopo, Sua Maestà mi annunciò che la deputazione lombarda assolutamente desiderava una marcia in avanti"(9).
      Una marcia! Si vede che il re non voleva fare; e il governo provisorio voleva solo che facesse mostra di fare. Nè curava che si salvasse ad ogni rischio Vicenza combattente; ma che di facesse solo una marcia per far tacere i republicani. - E qui s'intende pur troppo quanta parte i terrori di Parigi ebbero sulle prime vittorie del popolo francese! e quanta parte la nostra mansuetudine e i rispetti umani ebbero sulla caduta!
      Tuttavia quel modo d'opposizione, sì molle e inefficace a primo aspetto, aveva conciliato a poco a poco l'approvazione e la fiducia dei cittadini, e sventate le calunnie delli avversarii; poichè sembrava saggezza e virtù ; e infine i più accecati venivano ogni giorno capacitandosi che le cose nostre erano in mani infedeli.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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