Pagina (146/315)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E perciò si studiava che i buoni fucili venissero portati lontano. Ma fortunatamente, in mano a quei valorosi fratelli, furono più giovevoli a Malghera e a Mestre, che non sarebbero stati nella tradita Milano.
      Nè alle guardie che rimanevano si dava forte ed efficace ordinamento, col preporre loro officiali che avessero animo militare. Ai giovani che si erano segnalati nel combattimento si anteposero perfino quelli che nei cinque giorni erano stati notoriamente nascosti in cantina. Per tal modo le città furono inabilitate a difendersi; e in effetto, quelle medesime che erano insurte con maggiore ardimento, al ritorno del nemico non opposero la valorosa resistenza delle città venete. Pertanto i generali regii, ch'erano consapevoli e complici di quelli scaltrimenti dei loro partigiani, ebbero a lagnarsi di non poter disporre liberamente dei loro soldati, per non lasciare scoperte le inermi nostre città(16).
      A crescrere le difficoltà, le malattie, la confusione, si assegnavano a sproposito i luoghi da difendersi alle diverse compagnie di volontarii; i pianigiani cremonesi erano mandati a stancarsi sulle montagne del confine trentino; i montanari comaschi a prender la febbre nelle basse di Cremona; nessuno era a portata di difendere la patria più vicino che si potesse alle sue case. Il ministro aveva poi sempre cercato di togliere ogni efficacia alli sforzi dei volontarii, lasciandoli stremi d'ogni più necessaria cosa, lasciandoli senza scarpe sui dirupi, senza cappotti alla difesa dello Stelvio, ch'è il più elevato e nevoso di tutti i passi delle Alpi (2800 metri). Teneva celati al publico i quotidiani loro combattimenti; e propalava e spesso inventava i fatti che potessero discreditarli.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





Malghera Mestre Milano Cremona Stelvio Alpi