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      Non era addottrinata, non esercitata alle grandi evoluzioni e alle mosse e cautele del campo. Dopo aver cicalato tre anni di cacciare i barbari, e inorientare la casa d'Austria, i generali del re vennero alla guerra senza carte. Quando lo dissi primieramente, nell'opuscolo che publicai a Parigi, vi fu chi mi protestò ch'era veramente incredibile. Ora su questo punto, come su molti altri, ho la confessione dei colpevoli. "Credetti, dice il general Bava, dover soffermarmi e serenare, per non esporre la colonna a trovarsi fra le tenebre in presenza d'un nemico padrone di posizioni a noi sconosciute; poichè lo stato maggiore generale non aveva potuto provederci di carte geografiche e topografiche del teatro della guerra; ed a noi era stato impossibile il procurarcene, attesa la precipitosa partenza pel Ticino"(21).
      Si sarebbe potuto perdonare alli officiali francesi che furono gettati nel 1830 sui lidi d'Algeria, se non avessero avuto le carte d'una terra sulla quale non si erano sognati di capitare. Ma nelli officiali piemontesi il non aver carte d'un regno finitimo, della parte più importante d'Italia, della terra classica delle guerre napoleoniche, è prova di un'indegna incuria e ignoranza dell'arte loro. Avendo sempre osservato con ansioso desiderio tutto quel poco bene che si faceva in Piemonte e nella rimanente Italia, io pur troppo m'era già bene accorto che l'esercito sardo difettava di stato maggiore. E lo aveva detto a molti amici, fin da quando m'era venuta alle mani quell'informe compilazione che con magnifiche apparenze aveva publicato, sulle Alpi militarmente considerate, il quartier mastro generale, conte Saluzzo, colli altri suoi officiali.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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