Dopo la battaglia di Millesimo nel 1796, se si eccettua la passeggiata militare fatta in Francia nel 1815, quell'esercito non aveva più operato da sè in campo; mancava di molte membra, come i suoi capi confessano, e non si era previamente addestrato a movere insieme. Il re fu poi punito d'averlo lasciato snervare da influenze imbelli; onde non vi potevano essere quelli spiriti intellettivi e generosi, che danno improviso lampo in mezzo ai pericoli.
Pare infatti, che li officiali, nominati in gran parte per influenza di pace e d'anticamera, non avessero proporzionata istruzione. In Piemonte, per i tristi effetti dell'insegnamento gesuitico, il numero dei giovani capaci d'esser buoni officiali era molto più scarso che in Lombardia; i sottofficiali dovevano poi essere rarissimi, per la vergognosa mancanza di scole popolari. Eppure si era voluto estendere il loro servigio anche ai battaglioni lombardi. Non è dunque meraviglia che restassero "compagnie d'una forza sproporzionata, con quadri insufficienti(34). A questi detti consuona ciò che il generale e ministro Da Bormida confessò publicamente al senato del regno nella seduta del 21 ottobre. Dopo una campagna di quattro mesi, egli diceva : "questi officiali sono in gran parte ancora poco istrutti; realmente abbiamo troppi uomini, relativamente ai nostri quadri".
Epperò, invece di contrariare il saggio desiderio che si chiamassero officiali e sottofficiali francesi e svizzeri nell'esercito lombardo, sarebbe stato meglio introdurli in larga copia anche nell'esercito piemontese, principalmente per i "servizii sconosciuti".
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