Era il circolo magico segnato dalla politica del re.
Questo io scriveva in Parigi, temendo pur sempre che i rei, dall'inesorabile opinione dei popoli appellati a dar conto delle opere loro, potessero un giorno additare un pensiero qualsiasi che li avesse governati. Ma dopo ciò che i generali confessarono inanzi ai senatori e ai deputati, e ciò che diffusamente scrissero, si fa sempre più manifesto il vero di ciò che primamente dissi : non esservi stato in quella guerra pensiero militare; avervi dominato il solo pensiero politico, di tener occupata la Lombardia, finchè l'Austria fallita segnasse una nuova pace di Campoformio, e i popoli scorati e stanchi vi si rassegnassero.
Se si giudica dalle loro confessioni, i generali del re non abbracciarono mai colla mente tutto il campo della guerra. Il quale si spiegava in vasto cerchio, dal confine tra il Tirolo e i Grigioni, lungo lo Stelvio, il Tonale, i laghi d'Idro e di Garda, il Mincio, il basso Po, le lagune venete, e le fortezze di Palma Nova e d'Osopo al passo della Ponteba; e di là, seguendo la cresta delle Alpi e involgendo la Carnia e il Cadore, ricongiungevasi al Tirolo, chiudendo in seno i campi tante volte insanguinati del Vicentino e del Trivigiano. In questo circuito, di quattrocento e più miglia, i generali del re, affatto rinunciando alli esempi della napoleonica agilità, si circoscrissero da principio a quel breve arco di venti miglia che segue il corso superiore del Mincio da Peschiera a Mantova; si allungano poi a sinistra fino a Rivoli, a destra sino alla foce del Mincio; ma sempre facendo immobile siepe inanzi alla Lombardia, con quel modo di guerra che soleva farsi un secolo addietro; e che non potendo essere offensivo, alla fine dei conti non riesce nemmen difensivo.
| |
Parigi Lombardia Austria Campoformio Tirolo Grigioni Stelvio Tonale Idro Garda Mincio Palma Nova Osopo Ponteba Alpi Carnia Cadore Tirolo Vicentino Trivigiano Mincio Peschiera Mantova Rivoli Mincio Lombardia Parigi
|