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      Quei generosi avevano divisato in caso d'attacco di fare le poche scariche che avevano; poi in ogni modo spingersi colla baionetta fra le schiere nemiche". Al cadere della notte, una lettera del generale Allemandi, in data di Salò del 14 aprile, annunciava : "Non doversi far nulla senza il concorso dell'armata piemontese; e questo soccorso venir per ora rifiutato. Il 17 si metteva a disposizione d'Arcioni la colonna Beretta e due pezzi d'artiglieria, che dovevano essere a Tione la sera del 16. Ma Beretta non v'era; e il capitano Chiodi rispondeva, aver ricevuto ordine dall'Allemandi di non avanzarsi coi cannoni, oltre Tione. L'Allemandi chiamava in Tione a consiglio tutti i capi delle compagnie; e questi ricevevano per istrada l'avviso: Allemandi essere andato a Milano; non sarebbe quindi venuto a Tione"(51).
      Intanto le colonne Sedaboni e Molossi, volgendosi verso Arco e Tenno, erano assalite più volte. Faceva freddo, pioveva dirottamente, e le strade erano in pessimo stato. Il 19, seicento nemici con travestimento di volontarii e insegne tricolori, tentarono sorprendere 400 dei nostri; ma furono respinti dopo tre ore di combattimento, nel quale cadde dei nostri una ventina. Alcuni feriti che si mandarono verso Stènico, furono, per similitudine dei nomi, portati dai loro compagni a Sclemo, ov'erano i nemici. Il colonnello Zobel ne fece fucilare diecisette sotto le mura di Trento, fra le maledizioni dei cittadini. Zobel non è croato; non nacque nemmeno suddito dell'Austria. Qual biasimevole modo di provocarci alla vendetta ! qual modo di rimeritare la generosità del nostro popolo verso i prigionieri !


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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