Pagina (183/315)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Si sapeva intanto il nemico aver ricevuto rinforzo d'alcune migliaia d'uomini. Stènico era difficile a difendere con poche truppe; quelli del paese supplicavano a non volerli perdere, restando più oltre fra loro; giacchè tutte le case essendo coperte di paglia, al primo colpo il paese sarebbe andato in fiamme. I soldati cominciavano a diffidare. "Dicevano ad alta voce d'essere non solo abbandonati, ma traditi dall'Allemandi, dal ministrerio della guerra e dai governi provisorii. I viveri erano in poca quantità; ritirandoci in castello, dopo due o tre giorni avremmo dovuto arrenderci per fame. Partimmo da Stènico. In Tione ci giungeva l'ordine del giorno, che annunciava lo scioglimento dei corpi franchi. L'intenzione del governo di Milano era di non agire più oltre in Tirolo"(52). Il governo aveva adottato li avvedimenti diplomatici del re; era entrato secolui nella via della perfidia. I volontarii, fremendo e piangendo, uscirono il 21 da quella terra bagnata del loro sangue; videro li abitanti nascondere e ardere le insegne tricolori, cercare di salvarsi dalla vendetta austriaca col nero e col giallo; invano; poichè molti furono tratti prigionieri in Germania.
      La mattina del 24 si entrava in Brescia. Fummo accolti non già come Italiani, ch'erano stati a battersi per la libertà della patria; non già come fratelli dovevano essere accolti da fratelli; ma come si sarebbe potuto accogliere lo straniero, che venisse a imporre nuovo giogo. Dappertutto silenzio e freddezza. Alcuni impiegati insultarono perfino la colonna Manara.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





Allemandi Stènico Tione Milano Tirolo Germania Brescia Italiani Manara Stènico