Ebbero i regii 45 morti e 260 feriti; e pretendono che il nemico avesse una perdita ben dieci volte maggiore. A Milano, il governo, vanissimo e ignorante, annunciò che il nemico con 130 cannoni aveva fatto "tremenda battaglia per sette ore continue"; ch'era fuggito dirottamente, lasciando cinquemila morti; e che si era fatto parlamento, per sepellire i cadaveri accatastati, che facevano corrotta l'aria per lungo tratto di paese.
Ma quel combattimento era una sola parte della nemica impresa. Mentre Wratislaw tendeva a chiuder Goito, Daspre coll'ala sinistra si spandeva sulla pianura; e con ampio circuito pareva tendere ai colli dietro Peschiera; sulla quale nello stesso tempo s'indirizzava di fronte una colonna venuta dall'Alto Adige. Quivi ottocento Tirolesi, venuti il 28 sul lago di Garda, avevano desolata la terra di Bardolino. L'assalto avrà cominciato da quella remota estremità per trattenere colà le forze regie, lungi dal Mincio. Il 29, vi sopravenne altro corpo di quattro a cinquemila uomini, che discesi sino a Colmasino, si fortificarono nel cimitero. Ma vennero scacciati dal general Bes coi bersaglieri e li studenti Torinesi e la brigata Piemonte. I nostri ebbero 2 morti e 14 feriti. L'aver però fatto quivi il nemico con forze considerevoli sì lieve spinta, fa credere che aspettasse il movimento del restante esercito. Ma il comandante di Peschiera, visto presso la riva del lago quel combattimento senza effetto, disperò del soccorso; e il dì seguente capitolò.
Ciò che più manifesta i disegni del nemico erano i grandi trinceramenti che presso Goito aveva preparati alle sue spalle.
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