Quantunque la pioggia cadesse a torrenti nella notte del 30, dice il generale, i nostri avamposti annunciarono d'avere inteso, dietro quelli del nemico e verso Sacca, un rumore distintissimo. Pareva che si atterrassero piante e si percotessero con martelli le muraglie;(71). Si trovō poi che aveva atterrato pių di trentamila piante, fatto barricate in ogni punto, per coprire la sua artiglierėa, e merlato (feritoiato) tutte le case e i villaggi
(72).
Il nemico in quell'ardita e minaccevole posizione di Goito, veniva ad avere a destra e sinistra le sue fortezze di Mantova e Peschiera; alle spalle le vie di Cremona e Brescia; trincerava quella di Cremona con quella sollecitudine che il generale ha descritto; faceva occupare quelle di Brescia dal general Daspre. Nulla impediva che questi si spingesse quindi sino a toccar Peschiera; d'onde, valendosi anche di quel presidio, poteva facilmente congiungersi coi corpi che frattanto temporeggiavano a Bardolino e Colmasino. Compita quell'operazione, l'esercito regio riesciva intercetto sul Mincio, stretto ai fianchi dalle fortezze, malsicuro alle spalle. Era in necessitā di sboccare da' suoi ponti di Goito e Valleggio, e vincere una battaglia per riaprirsi le strade di Cremona e Brescia. Non vincendo, rimaneva senza viveri e senza base. Vincendo, doveva su quelle trincere difese da tutto l'esercito nemico pagare sė cara la vittoria, che non avrebbe avuto pių animo di guardarsi indietro, nč forza d'intraprender nulla. Ma la giornata di Curtatone diede tempo al re di farsi forte a Goito; la giornata di Goito gli diede tempo di chiamare a sč anche la brigata Savoia, e le altre ch'erano disseminate di lā dal Mincio.
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