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      Il generale almeno ha parlato, e ha confessato la colpa sua. E la nazione attende che il ministro pure confessi, o si scolpi.
      Se Radetzki potesse acconciarsi mai con alcuno in Italia, ciò che non credo, non sarebbe poi certamente coi republicani; perchè v'è ripugnanza assoluta, e incompatibilità di vittoria. Non così coi servili; coi quali avrebbe solo a rannodare accordi antichi e diuturni. Dio nol soffra !
     
      Il Daspre stava ancora sulla via di Brescia, anzi ancora il 3 di giugno, assaliva con truppe leggere la cavalleria del re, mentre molti drappelli della sua spaventavano impunemente il contado. Il 4, rientrava finalmente in Mantova, seguito sino a Curtatone dai regii, che tosto ritornavano ai loro alloggiamenti. Il re se ne andò a Rivoli, e pareva far pensiero di mettervi un ponte sull'alto Adige; ma spese poi meglio il tempo trattenendosi col Casati, che gli apportò in quei giorni con fanciullesco giubilo il trionfale estratto de' suoi registri. E in premio ebbe un bacio dal re.
      Intanto Radetzki potè uscire di Mantova dalla parte opposta, varcare l'Adige in Legnago; proseguire fino ad Este; poi volgendosi a sinistra, e compiendo, come in paese senza nemici, l'imperturbato viaggio d'un centinaio di miglia, riescire dietro Vicenza da mezzodì e levante, con 32 mila soldati e 70 cannoni; intercettare ai difensori ogni communicazione colle città venete, e ogni rifugio. Perciò Durando non potè ritirarsi e fu costretto a combattere. E così non potè obedire all'inumano e infraterno comando del ministro della guerra, "che gli prescriveva di ricoverarsi a destra, mentre Vicenza non sarebbe nello stesso modo salvata; e in conseguenza era meglio lasciarla, com'era, in baìa del nemico"(74).


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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