Non è a dirsi quante volte li Austriaci tesero di siffatte insidie; i nostri non mai. Tanto l'esercito di Radetzki, per la mescolanza delle genti e la crudeltà e perfidia dei generali, quanto il nostro, per la dappocaggine dei capi e l'ingenuo valore dei combattenti, ricordarono più volte i primi fatti della guerra cartaginese.
Arrivavano intanto li altri battaglioni austriaci. Sonnaz, inferiore di forze, abbandonò a due ora dopo mezzanotte l'inutile acquisto. Senonchè avendo ricevuto in soccorso la brigata Regina con un reggimento d'Aqui, che giungevano allora allora dal blocco di Mantova, tornò sull'alba all'assalto. Ma traboccava omai d'ogni parte, contro quel frammento d'esercito, tutta la mole nemica. Fu necessità lasciare l'impresa : "Si videro al mattino del 27 a Goito molti fuggiaschi delle brigate Savoia e Regina; si cercò rannodarli; ma fu senza frutto, perchè tutti protestavano il bisogno di nutrimento; e noi eravamo privi di viveri"(84).
Il giorno 27 era già il sesto, dacchè i singoli corpi dell'esercito accorrevano dalle sparse loro stazioni, secondo le varie distanze a frangersi senz'arte contro la moltitudine serrata, che procedendo colla lenta continuità d'una lava, aveva potuto venire dall'Adige fino a Volta. Solamente quella mattina erano giunte sul campo le brigate Aqui e Regina; e non era ancor giunta la brigata Casale, che coi battaglioni lombardi e altri corpi era al vano blocco di Mantova. In quell'immensa confusione, i soldati passavano a poco intervallo dai magazzini, e non lo sapevano, nè potevano averne ristoro; i convogli giacevano privi di scorta, e talora di carrettieri e di cavalli; i feriti non trovavano le ambulanze; le batterie non trovavano la munizione.
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