Chi ha tempo non aspetti tempo; anche l'aiuto francese era divenuto malagevole. Alle generose professioni del 24 febraio era seguita la feroce reazione del 24 giugno. Pure ogni speranza non era tolta. Ma porsi ginocchione innanzi al popolo francese nel primo momento dell'infortunio, dopo averlo superbamente disdegnato fra gli orgogli della prosperitą, non era da re. Altra cosa era avere invitato con militare ingenuitą, a nome d'un popolo, un altro popolo a partecipare nei pericoli e nelle speranze della guerra contro il commune nemico; altra cosa era, dopo breve jattanza, tendere la mano supplichevole alle ginocchia del forte. Era un umiliarsi, come i tetrarchi dell'Asia innanzi al popolo romano; era un infeudare la monarchia alla republica. A tali strette, conveniva prostituirla piuttosto all'imperio austriaco, il quale era almeno un essere della medesima natura. S'era re il vinto, era re anche il vincitore; il principio della regia supereminenza e maestą non era messo appiedi d'una plebe.
Coll'Austria si poteva rifare amicizia, gią tante volte in tanti secoli rotta, e sempre racconciata. Poteva avere a merito l'aver guasto e storpiato una ribellione; l'averla rattenuta e inceppata tra le fortezze dell'Adige, quando agitava gią la sua face nelle valli tirolesi, e dalla Ponteba tendeva la mano alli Ungari frementi. Infine che cosa aveva tolto all'Austria Carlo Alberto? Le aveva tolto Peschiera. Ma l'aveva pił o meno aiutata, o lasciata fare, a Udine, a Belluno, a Palma, in Cadore, in Tirolo, a Treviso, a Curtatone, a Verona, a Vicenza; e ora poteva renderle ogni cosa perduta.
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