Pagina (236/315)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      E li altri Italiani, in una separata dimanda che fecero al generale Cavaignac in quel medesimo giorno, si lagnarono che il Ricci "esitasse ancora a dimandare l'immediato intervento". Solo il dimani, quando già il telegrafo indicava a Parigi inevitabile la resa di Milano, il marchese Brignole presentò un dispaccio da Torino, che chiedeva il soccorso della Francia. Gli si diede la risposta omai solita a mandarsi ai re: troppo tardi.
      Afferma il Frapolli che il governo francese nei primi tempi era veramente desideroso d'essere chiamato in soccorso della nazionalità italica; e anche dopo che si palesò l'impotenza del re, non vi si rifiutava; se non chè dovendo attraversare il suo territorio, non voleva farlo senza di lui consentimento. Ma il re non volle accettare l'esercito francese altrimenti che come suo proprio alleato. Il che gli si negò, con queste memorabili parole: "finchè si tratta di combattere insieme ai soldati piemontesi, ancora siamo pronti. Ma marciare per l'interesse del re di Sardegna, avviluppare il vessillo della republica francese con quello di Savoia, no mai!"(88).
     
      Appena la ritirata dell'esercito fu popolarmente nota, ci presentammo al governo, dimandando che istituisse un magistrato dittatorio per difendere la città. Casati era a Torino; Borromeo voleva schermirsi; gli dissi, che se lo facesse immantinenti, avrebbe la nostra gratitudine; e se non lo facesse, i cittadini provederebbero da sè, poichè la città per rispetti umani non doveva cadere in mano ai nemici.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





Italiani Cavaignac Ricci Parigi Milano Brignole Torino Francia Frapolli Sardegna Savoia Torino Borromeo Casati