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      Avevano a tal uopo ubriacato nella notte e regalato il mio domestico; poi l'avevano arrolato in un reggimento, cosicchè tornò a casa solo al mattino e per congedarsi; e fu egli medesimo poi che appostò il Frattini e lo additò a chi doveva arrestarlo. Così si preparava l'insidia per me; strana sorte, se mi fossi trovato chiuso a chiave in Castello da quei satelliti, il dì dell'arrivo di Radetzki!
      Il comitato di difesa tentò in quel precipizio di far quanto poteva; dimandò un prestito forzato di 14 millioni alle famiglie agiate; chiamò alle armi tutti li uomini dai 18 anni ai 40; mobilizzò cento uomini per ogni battaglione di guardia nazionale; adottò uno studio fatto già dal mio amico ingegnere Filippo Bignami per la difesa dell'Adda; si fece progettare altre fortificazioni per la campagna e per la città di Milano; ma non pensò a incendiare e minare il Castello. Chiamò la leva in massa del paese fra l'Adda e il Ticino, ordinandola per communi, e destinando a lavorare quelli ch'erano proveduti solo di strumenti, e a respingere il nemico quelli che avevano armi. Ma il re non volle destinare alcun corpo di soldati, intorno a cui questa povera gente potesse rannodarsi, e spargere con maggior frutto il suo sangue. La volle lasciar sola lungo la parte superiore dell'Adda, dicendo ch'egli voleva difendere la parte inferiore; il che poi non fece.
      Ordinò il comitato che dalla provincia si apportassero subito in Milano ventimila sacchi di frumento. Ma senza ciò, v'erano in Milano ammassi bastevoli ad alimentare per più d'un mese tutta la popolazione, se vi fosse rimasa.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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