Alla Chiusa Veneta si disfacevano già le fortificazioni; sulla piazza di Lecco stavano abbandonati i cannoni; li feci imbarcare; feci prendere il largo a una buona carica di munizioni. Da tutte le parti si udivano i montanari maledire il re dei signori!
Aveva il re proseguito la strana e sciocca sua ritirata. "Durante il cammino mi richiese, dice il Bava, se non vi sarebbe stato mezzo di difender quella città (di Cremona), per noi tanto interessante, onde poter almeno far uscire il resto dei nostri malati e dei nostri magazzini. Ma io mi credetti in dovere di far osservare, che la cosa era arrischiata anzi che no, con l'Adda alle spalle. Che nullameno, formando due ponti, traendo partito da quello di Pizzighettone, e prendendo una buona linea, in quel paese boschivo e solcato di canali, si sarebbe potuto tentare l'impresa, forse con successo, per alcuni giorni. Laonde partii subito per Cremona, onde cercare e stabilire le posizioni.
Verso le 11 del matino, il cannone si fece sentire sulla stada di Piadena. La brigata Savoia era attaccata. Feci speditamente avanzare alcune compagnie di bersaglieri, due battaglioni d'Aosta e qualche squadrone di cavalleria; e i bravi Savoiardi vedendosi soccorsi, si fermano e contengono il nemico.
Nel matino era stato costrutto un ponte a Grotta d'Adda; si contava di gettarne un altro alquanto superiormente; un terzo era nella piazza di Pizzighettone; la quale in fretta veniva messa al coperto d'un colpo di mano. Così assicurati alle spalle, e in un terreno ripieno d'ostacoli e preparato previamente, sarebbe stato facile il difendersi gagliardamente con soldati disciplinati.
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