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      Il giorno 2 di agosto, il governo provisorio dichiarò di cessare. Il giorno 3, si costituirono commissarii del re, un generale Olivieri e un marchese di Montezèmolo, uomini dei quali il popolo nostro mai non aveva udito il nome. Si prestò ad assisterli nell'impresa Gaetano Stringelli, figlio di quello ch'era secretario della reggenza, quando Milano fu data alli Austriaci nel 1814.
      Il re doveva prendere, poichè doveva consegnare.
      Il governo provisorio si era impadronito del paese in quel giorno medesimo che Radetzki uscì di Milano; e lo tenne fino a che Radetzki non fu tornato sotto le mura. I suoi fasti cominciarono dai tentativi d'armistizio, e finirono colla complicità del tradimento. E codesti uomini hanno la fronte di esibirsi ancora, al cospetto dell'Europa, rappresentanti e depositarii della nostra indipendenza!
     
      Il giorno 2 a mezzodì, i soldati che dovevano consegnarci al nemico, giungevano alle nostre porte; si accampavano in semicerchio a mezzodì e levante, dal canale di Pavia a quello dell'Adda.
      Primo pensiero dei miseri accecati cittadini era stato di rifornire d'ogni cosa bisognevole l'esercito, di cui si decantava la disperata penuria. Il dottor Foldi, partendo da Milano alla sera, per consegnare a Lodi un convoglio di pane ch'erasi già diretto a quella volta, incontrò a Marignano i commissarii militari, che gli dissero esservi sovrabondanza di pane, ed esserne anzi in ritorno coi soldati venti carri (bare). Dimandarono in quella vece lardo, riso, sale. Foldi, reduce in Milano, prima di mezzanotte faceva apprestare le 30 mila razioni richieste; e recatosi al convegno dei deputati della guardia nazionale, si trovava la lettera del generale Sonnaz, apportata da Beretta membro del governo, nella quale manifestava piena sodisfazione per la regolarità dei provedimenti.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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