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      Riverberavasi intanto entro le pił interne vie il fosco chiarore delli incendi che li officiali del re ordinavano, per torre, dicon essi, all'artiglieria nemica ogni riparo(98). Ma prima di arderle, avrebbero dovuto difenderle; e meglio, farle saltare in aria quando v'entrassero i nemici. E non si vede come l'incendio dei tetti o delle porte o delle masserizie, potesse impedire al nemico d'appiattarsi egualmente dietro le rimanenti mura e feritoiarle. Aveva forse tetto il cimitero di Santa Lucia a Verona? O credevano che fossero colą i tugurii di paglia o le case di legno della Russia, che il foco potesse distruggere fino alle fondamenta? - In fatto, era per funestare la moltitudine, e far paura a chi aveva roba.
      Alcuni edificii erano gią in fiamme per comando del re, quando un aiutante di campo venne a dimandare in suo nome al comitato di poter incendiare le case prossime alle mura. Il comitato rispose meravigliandosi che il re dubitasse che i cittadini fossero volonterosi a qualsiasi sacrificio. Infatti appena seppero che non era eccesso di nemica barbarie, ma provedimento di disperata difesa, salutarono con alti evviva all'Italia quelle gloriose fiamme. E si videro alcuni dar colle mani loro il foco alle proprie case. Si estima il danno a qualche millione; e quello delle merci e delle masserizie vi č per pił della metą. Il che prova come non si operasse tanto per togliere precisamente i ripari al nemico, quanto per disconfortare all'ingrosso i cittadini.
      Abitanti delle vicinanze della cittą dicono, che la vista di quelli incendii, e il suono delle campane per tutta quella notte dopo il tristo silenzio del matino, mise un indescrivibile sgomento in Radetzki e nč suoi generali.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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