Pagina (256/315)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Avevano dunque avuto la fortuna di vincere con sì poco merito la guerra del re, per venire a far naufragio un'altra volta sotto quelle infauste mura? Molti credettero in quell'istante che la inesplicabile ritirata a Cremona e a Lodi, fosse stata un laccio per trarli lungi dalle loro fortezze, in mezzo a popoli nemicissimi, e a strade sì facili a disfarsi; e mandarono a esplorare se mai la campana a martello si udisse anche alle loro spalle. L'arrivo di Garibaldi con Mazzini, da Bergamo a Monza, quasi alle spalle delli assalitori, con cinquemila uomini regolarmente armati, e le immense turbe di montanari che li seguivano con armi e senza, destarono profondo spavento nel nemico. Anche il contado di Cremona, dopo il passaggio delli Austriaci, visto che non erano i centomila che i generali dicevano, anzi nemanco la metà, si sommoveva d'ogni parte. Brescia e Peschiera e tutta la montagna erano in armi; i volontarii combattevano a Lonato; Venezia e Bologna erano pronte a profittare della pochezza dei nemici sul basso Po. Era venuto il momento in cui si vedesse quanto poteva una nazione.
     
      Ma in quella medesima notte, alla luce di quelle fiamme, sfilavano tacitamente entro la città le baionette del re, circuivano le mura, prendevano fatale possesso di tutte le porte. Che più? il re medesimo apportava la sinistra sua presenza in mezzo ai cittadini.
      Udiamo il suo generale. "Chiamato al palazzo reale, mi vi condussi subito, passando per mille barricate che li abitanti inalzavano festevolmente; e a cui stavano lavorando con un ardore che mi colpiva.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





Cremona Lodi Garibaldi Mazzini Bergamo Monza Cremona Austriaci Peschiera Lonato Venezia Bologna Brescia