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      Restelli disse, che per un siffatto tempo vi erano viveri a sufficienza; e in un Milano non poteva ad ogni caso esistere il necessario denaro. Ma Pareto l'interruppe dicendo: "e una città che attende nel suo seno un esercito, deve trovarsi sprovista di munizioni da guerra?".
      Rispose Paolo Bassi: "ora dimanderò io, come mai un esercito che si chiude in una città per difenderla, arriva senza munizioni?"
      Restelli allora si rivolse al generale Zucchi, ch'erasi fatto in quei giorni capo delle guardie nazionali, e disse : "veggo ch'è cosa fatta, e che dal re e da' suoi nulla più resta a sperare. Ma dacchè Milano diede il primo esempio in questa guerra, ora dia anche l'ultimo. E le ceneri di questa città coprano i nostri cadaveri! Zucchi, voi siete nostro comandante, non ci abbandonate voi?"
      Zucchi dimenando freddamente il capo, rispose : "Che pro ne avrete voi, dopo che nelle ceneri di questa bella città avrete sepellito i vostri cadaveri?" Olivieri e Pareto approvarono. Pietro Maestri, Enrico Besana e Paolo Bonetti stettero con Restelli; ma Paolo Bassi ch'era podestà, disse che quando il re abbandonava la città, conveniva rassegnarsi e salvarla all'ira nemica.
      Il maggiore Capretti dimandò a che fossero dunque chiamati? Non a consiglio, poichè era cosa fatta. Forse perchè non osando il re assumere in suo nome la capitolazione, volesse farli responsabili in faccia al popolo? E protestò ch'era dovere del re dichiararsene autore. Al che tutti li altri cittadini avendo aderito, Pareto disse che andrebbe immantinente a parlarne al re.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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