A mezza matina, tre officiali del genio con dieci soldati della medesima milizia, accompagnati dal cittadino che comandava il posto delle guardie nazionali a Porta Nuova, riappiccavano il foco alla casa già mezzo consunta di Gaetano Scotti; e stavano per ardere anche una vicina casuccia ov'era il suo scrittoio, quando un altro cittadino, che sapeva già per uno dei municipali la novella della resa, s'interpose dicendo che si risparmiassero almeno i registri d'un negoziante, massimamente dacchè il re abbandonava la città. Li officiali si ritrassero bensì da quella casa; ma si volsero ad ardere ciò che rimaneva delle scale e dei palchi delle vicine case Regazzoni, Castiglioni e Bellezza.
Queste smorfie dei militari facevano parer mendace la novella già per se tanto dura a intendersi dalli ostinati cittadini. Anzi li infelici che furono primi a proferirla in mezzo alla plebe, non solo furono gridati traditori e spie dell'Austria, ma trucidati. Montignani, uno delli amministratori dell'Italia del Popolo, perchè disse che la resa era ben possibile, fu preso da alcuni furibondi, e già stavano per fucilarlo; ed egli dimandava che lo conducessero sul vicino bastione e lo facessero almeno uccidere dal nemico, quando un capitano di guardie nazionali lo riconobbe, lo abbracciò fratello republicano, e lo salvò: il povero popolo guardava attonito, non intendeva più nulla. Quelli che avevano più ciecamente creduto, prorompevano in più disperata rabbia; erano essi, che, bestemmiando al nome del re, facevano furibonda calca intorno al suo palazzo.
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