Ma in tal caso, ecco ancora fra la casa d'Austria e la casa di Savoia un popolo combattente; ecco l'aborrito spettro della libertà in Italia. Dunque prima d'uscire da una porta, doveva il re consegnare l'altra porta al nemico.
Senonchè, vedendo indomito ancora il popolo, non ostante l'assenza di tutta quasi la gioventù, e temendo di rimanere fra le convulsioni del gigante egli medesimo avvolto e annientato, ricorse a nuova simulazione. Fece gridare dal general Bava, che, ammirando l'animo dei cittadini, aveva deliberato di versar loro seco il suo sangue e quello de' suoi figli. Il popolo parve calmarsi; ma un cittadino propose che il re con tutti i suoi magnati fosse custodito, in pegno della veracità della sua parola; altri propose che la promessa fosse confermata dalla bocca medesima del re. Usciva allora Carlo Alberto sulla loggia, tra un frastuono d'applausi e di maledizioni. Gli si gridò che si voleva vedere il nero sul bianco, che si voleva una promessa stampata. Obbedì; fece publicare queste parole: "Il modo energico col quale l'intera popolazione si pronuncia contro qualsiasi idea di transazione col nemico, mi ha determinato di continuare nella lotta, per quanto le circostanze sembrino avverse. Io rimango fra di voi co' miei figli." E nello stesso tempo mandò il general Bava a cercare una scorta di soldati, che potesse trarlo fuori di città. Ma il popolo non voleva dar passo a nessuno. L'astuto generale disse allora, che se lo tenevano prigioniero, era impossibile che dirigesse le truppe contro il nemico.
| |
Austria Savoia Italia Bava Carlo Alberto Bava
|