I volontarii gridavano al tradimento, e stettero per ammazzarlo; ma egli non si smarrì d'animo, e con arte e pazienza seppe trarli fuori dalla Rocca e da tutti i loro nidi, e ne condusse a Bergamo settemila. Quivi giunti trovarono un presidio nemico di soli millecinquecento uomini; il quale atterrito presentò loro le armi; e lasciò che a tamburo battente e tricolore spiegato, s'impossessassero del monte sul quale è l'alta città e il castello. Il bellicoso popolo applaudiva, sperando vedere un combattimento, e avervi la sua parte. Ma il Durando tenne quieta ogni cosa; e non volle pure che si sottraesse ai Croati un mezzo millione ch'era nella cassa provinciale, e che avrebbe fornito il pane a quelli che volevano combattere. Scrittore e guerriero, compiè quel nuovo Xenofonte la sua ritirata, girando quanto più lungi poteva dalla frontiera Svizzera e dai monti, d'onde qualche scintilla avrebbe potuto scendere su quella generosa gioventù; passò rasente quasi le porte di Milano, col turpe foglio di via del generale nemico; e consegnò in Piemonte i volontarii. Molti dei quali, per necessità d'esilio, ebbero a giurarsi soldati alla persona del re; e non più alla libertà, e all'Italia. E quivi rimarranno, finchè il tempo maturi di ricacciarli in Lombardia. Così fu rimosso il pericolo che la guerra di popolo riardesse.
I volontarii d'Apice che da quattro mesi difendevano i varchi alpestri onde scendono l'Adda e l'Adige, ebbero a disperdersi in breve per manco di vestimenta e di pane.
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