Sulla fine di ottobre, Mazzini fece ritentare da Dolzino, Medici, Daverio, Apice ed altri, lo stesso cimento nelle medesime anguste valli, tra il confine elvetico e i laghi; e già vi rispondevano dai monti di Pontida le bande d'Alborghetti. Ma secreti contrordini di Torino tennero immoti i Bresciani, anche in questa prova minori del loro nome, e ottusi al segno di non comprendere ancora che in Torino è il più duro ostacolo all'italica nazionalità. Molti capi negarono poi di trarre a troppo incerta impresa popoli che fidavano generosamente in loro. La stagione era troppo avversa; i monti già ingombri di neve; il professor Gavirati e altri giovani perirono di gelo sul monte Jorio. E il popolo nelle città non si era peranco riavuto dalla percossa e dallo stupore, ed era snervato dalla tema dei tradimenti. Una rivoluzione è una febre, e non viene a tutto un popolo per comando di chicchessia. È mestieri aspettarla. E tornerà.
XIIICorollarii
A quest'ora le corti d'Italia, liete di vedere atterrato il santo vessillo l'ombra del quale fu sempre loro infesta, ben volentieri e apertamente, se vergogna non fosse, porgerebbero all'Austria la mano, per soffocare la libertà e ripristinare l'ordine antico. Ma ogni ordine che l'Austria può stabilire in Italia, è anarchia. Dico anarchia il contrasto tra i pensieri d'una nazione e il fatto delle sue leggi e della sua vita. Pure, solo da codesta procellosa e sanguinolenta contradizione può scaturire la libertà; e dietro essa, e per essa, la nazionalità. Solamente nell'abisso de' suoi mali può concepire il popolo quella persuasione de' suoi diritti che ancora non ha, e che li adulteri della religione posero finora in conflitto colla sua coscienza.
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