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      Se vi sono i soldati, non manca in Italia la gioventù studiosa, e degna di capitanarli; e l'arte della milizia è semplice; sopratutto ove si tratti di saperne solamente quanto un povero Croato. E si vide a Curtatone e Vicenza, quali soldati si facciano in pochi giorni li scolari e i maestri delle nostre università.
      La popolazione dell'Italia è pari di numero a quella che la Francia aveva al tempo della irresistibile sua rivoluzione! E oso dore, e potrei dimostrare, che il nostro popolo, se non in Piemonte, certamente in Toscana, e nel Lombardo Veneto, e nell'Emilia, è più culto che non fossero allora, e che oggidì non siano, in Francia i dipartimenti del ponente sopratutto, e del centro, e del mezzodì. Nè il volere finalmente manca ai popoli, purchè solo vi sia chi decreti l'armamento in loro nome. La questione non è dunque tanto militare, quanto civile. Ora qual sarà il magistrato che lo decreti?
     
      Certo, dovrebb'essere il magistrato dittatorio creato dalla Costituente Italica, per governare la guerra, per attivare le finanze, e le banche, e le vendite dei beni nazionali, per assegnare le quote dell'esercito ai singoli Stati, per eleggere i comandanti, per infliggere l'infamia ai vili, la morte ai traditori.
      Ma tra il magistrato nazionale e li eserciti stanno le corti dei principi. E i soldati obbediranno alle corti, e terranno fisso lo sguardo nel volto del principe. Abbiamo visto i Napolitani andare al campo e tornare, al mutabile cenno del re. Abbiamo visto i Piemontesi consegnar, senza rossore, al nemico le città che dovevano difendere.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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