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      La vittoria di Roma sarà scala, tosto o tardi, alla vittoria di Napoli, ove li animi sono mobilissimi, e sempre aperti alli impeti generosi e subitanei. Non così facile è la vittoria della libertà nei cauti e freddi animi dei Piemontesi. Quivi una servitù dissimulata dal militare decoro, tiene fondamenta non ancora tocche dall'ariete del disprezzo popolare. Quivi le logore opinioni hanno difensori non derisi, anzi autorevoli e lodati. Quivi i più audaci ragionatori, quelli che sono creduti e si credono di pensare col secolo, non altro spargono intorno che la polve e i tarli dei secoli andati. Sono costoro che vogliono operare l'unione d'Italia, non col rapido e spontaneo moto dei popoli dietro il lampo dell'idea e per impeto del sentimento, ma colli artificiosi lacci e le ferree stringhe di Luigi XI e di Richelieu, come se li Italiani dovessero viver paghi di seguire, a due o tre secoli di distanza, le altre nazioni. Sono costoro, che dicono oggidì voler essi, al loro ritorno in Milano, sopprimere immantinenti ogni respiro di libera stampa; poichè non li lascierebbe inchiodar saldamente le tavole del fortissimo regno. Infelici ! si facciano indietro; e lascino operare il popolo, il quale sa più di loro, e più di loro intende sè medesimo e il secolo, e il decreto della natura e di Dio.
      Sì, l'ultimo dei Trasteverini mostra oggidì più sagacia politica, e più intendimento dell'Italia e dei tempi, che non l'Azelio e il Gioberti e le altre stelle del cielo subalpino. Molte acerbe parole sono in questo libro scagliate contro Carlo Alberto; ma non come uomo, bensì come a simbolo e specchio di tutti i cortigiani suoi.


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Dell'insurrezione di Milano nel 1848 e della successiva guerra
di Carlo Cattaneo
1849 pagine 315

   





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