Vi troviamo tre giovani ingegneri, Luigi Stelzi, Carlo Carones e Andrea Cassanini; l'istitutore Boselli e il prete Marco Lazzarini trucidato nel presbiterio di San Bartolomeo. Troviamo l'ispettore della strada ferrata di Monza Gerolamo Borgazzi, venuto con una squadra a soccorso della città; troviamo il giovine ragioniere Tomaso Barzanò; tre studenti Perimoli, Chiapponi e Campato; due impiegati, Giacomo Caccia e Carlo De Ceppi; tre scrivani; il cavallerizzo Foscati e il suggeritore teatrale Misdari.
Il commercio è rappresentato da due mercanti, due mediatori, e tre o quattro commessi, fra i quali un Petrolini ticinese.
Fra codesti Ticinesi - che furono anche primi a rompere il confine per soccorrerci, e senz'altra mente che di soccorrerci, - fu lodato e compianto in quei giorni l'intrepido feritore Giuseppe Broggi.
Soffersero gran numero di morti i commercianti di cose bisognevoli alla vita, anco perchè più mescolati nei trivj col popolo combattente. Contammo non meno di 26 venditori di vino, d'olio, di latte, di droghe, di salumi; di frutta, di pane.
Ma la maggior turba delli uccisi doveva ben essere fra li operai; le barricate e li operai vanno insieme oramai come il cavallo e il cavaliere. Il sacro mestiere delli stampatori ebbe cinque morti, e troviamo fra i morti anche un legatore. Vi sono tre machinisti, un incisore, un cesellatore, un orefice. Dei lavoratori di ferro e di bronzo morirono non meno di quindici; onde pare che questa forte razza fosse tutta sulle barricate.
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