Il combattimento s'accese la matina del 10. I volontarii difendevano tutto il circuito della città; e fecero imperterrita resistenza dall'alba alle quattro dopo mezzodì. Sui colli li Svizzeri fecero fronte lodevolmente fino a mezzodì, e vi si distinse un piccolo corpo di volontarii; ma li Austriaci vi presero posizione, e ogni resistenza divenne inutile; e quando si furono ritirati li Svizzeri, si affacciarono le artiglierie nemiche sopra la città pronte a incendiarla. Durando spiegò bandiera bianca, persuaso di poter solo con una capitolazione salvare la sua gente, e togliere la città alli orrori d'una pugna disperata. Ma i volontarii, fermi ancora in tutte le loro posizioni, non volevano cedere. Furibondi strapparono dalle barricate le bandiere bianche, e insieme alle guardie nazionali e a tutto il popolo tempestarono di palle quella ch'erasi posta sulla torre del palazzo. Allora si sospesero le trattative, fino a notte. Per distogliere i volontarii e il popolo dall'opporsi alla capitolazione, fu d'uopo spiegar loro che il Durando non aveva più munizioni, e che aveva dichiarato per iscritto ai municipali di riputare impossibile ogni resistenza." Pag. 70-73
(76)"La caduta di Vicenza è una grande sciagura; ma è sciagura riparabile. L'esercito del re Carlo Alberto tiene ancora le sue forti posizioni, che non poteva, nè doveva abbandonare. A Verona, è il nerbo della guerra. Presa Verona, tutte le città della Venezia sono nostre!" (Bollett. 13 giugno).
(77) [E. Bava, op. cit., p. 52]
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