Intanto nelle campagne si numerava e si tassava ogni àrbore fruttìfero, ogni tralcio di vite; la tassa delle piante che perivano, ricadeva sulle supèrstiti; allora il contadino, per sottrarsi alle esazioni, estirpava i frutteti e le vigne; e la legge, che inseguiva l'ombra della fugitiva agricultura, puniva di morte la morte d'una pianta. Se le tribolate famiglie si disperdèvano, la mano della legge le riconduceva in catena; ogni contadino si registrava servo della sua gleba; e surgeva un nuovo modo di servitù, che forse nell'Europa orientale era più antico, e oggidì non vi è peranco estinto. Il demanio, possessore d'intere provincie, le offriva indarno al primo occupante; vi trascinava dal confine i prigionieri bàrbari, che condannati ad un'arte ignota nelle loro patrie, si spargèvano ladroneggiando, e vessando le reliquie dei veri agricultori.
Anche le arti delle città si spegnèvano ogni giorno. Sul principio del IV sècolo, Costantino trovò necessario che ogni uomo salvasse l'arte sua tramandàndola a' suoi figli. Nessuno doveva adunque mutarla, nessuno scèglierla a piacimento; e come il discendente degli antichi signori era assegnato al servigio municipale, e il contadino alla gleba, gli artèfici furono ascritti alla paterna officina, e i nocchieri alla paterna nave; a tutti venne interdetta la milizia; e l'uomo che nasceva per esser soldato si bollava sulla mano; la popolazione fu smembrata in caste; le minute discipline, le aspre pene, gli usi, gli abusi, stabilìrono una generale servitù. Questi èrano gli infelici sùdditi che i moderni istòrici chiàmano ancora i Romani, per dilettarsi a dire ch'erano i vinti.
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