Milano, sola forse tra tutte le città dell'impero, si levò in armi contro i Goti, per vana speranza ch'ebbe di soccorso da Costantinòpoli, la quale a difènderla inviava il goto Mùndila. E il traditore spariva nel momento del perìcolo; e i Goti, ingrossati dai Burgundi, trucidàvano tutti quelli che non si salvàrono nei monti e nelle paludi. La città nostra giacque smantellata, le vigne, gli orti, i broli, persino i paschi si dilatàrono fra le sue ruine, e lasciàrono nomi di dolorosa memoria alle piazze e alle vie; e rimàsero intorno alla squallida cerchia le sole basìliche, fondate sugli antichi sepolcreti, e risparmiate dai distruttori bàrbari, più forse che non dai pòsteri ristauratori.
Sette sècoli dopochè la nostra terra era sottratta alla communanza cèltica, e consegnata ai municipj romani, tutta quell'òpera di civiltà pareva distrutta. Ancora Bèrgamo stava solitaria sul suo monte, e Màntova fra le sue paludi; e in mezzo alla campagna derelitta, si accampava in un recinto di legno qualche squadra d'Èruli e di Goti, a cui la sorte (lot, loos) aveva assegnato i pochi rùstici e i pochi bestiami, che sopravivèvano su la vicina gleba. - Nei tempi anteriori, il Celta viveva cogli uòmini della sua discendenza e del suo nome, aveva nel clano una mòbile patria; e infine per ancorarsi a questa feconda terra aveva confitto in luogo sacro gli immòbili vessilli. Ma Ricimero, Stilicone, Odovacre, Clodovèo, Hastingo, Rollo, Guglielmo, Tancredi, erano venturieri senza patria, che o giuràndosi a fortùiti capitani, o traendo seco fortùiti seguaci, pronti a difèndere qualsìasi padrone, a parlare qualunque lingua, a onorare qualunque Dio, non altra legge seguìvano che quella della privata fortuna.
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