I dialetti che prima esprimèvano la sola origine dei pòpoli, si risentìrono di questi riparti municipali. Presiedeva alle chiese delle città minori il vèscovo della maggiore; e perciò Milano ebbe primato in tutta la Liguria e la Rezia, da Gènova fino a Còira, e forse a Costanza; ma le successive calamità e poi le inimicizie municipali rùppero quei vìncoli; e Como, per sottrarsi quanto poteva alla prepotente vicina, preferì di sottostare al lontano patriarca d'Aquileja.
Perlochè queste nostre città, piuttosto che cadàveri, erano corpi tramortiti. Tutte le preci, tutte le scritture èrano nella lingua che i Romani avèvano dato all'Europa; il nostro vulgo colla sua proferenza cèltica mutilava le voci latine; ma in quel dialetto poteva intèndersi col vulgo vicino; e da plebe a plebe v'era in potenza una lingua commune a tutte; le favelle della penìsola non èrano più così disparate come l'etrusca, la latina, la greca. V'èrano case e chiese, e avanzi ed esempli di strade, di ponti, di mura; la vite era salita fino alle Alpi; l'olivo aveva posto nido sulle riviere; il castagno pareva già un àrbore spontaneo dei nostri monti; l'irrigazione non poteva cadere in oblìo. Le famiglie mercantili, e nelle città, e nei rifugi dei monti e delle paludi, non perdèttero le loro tradizioni; e anche nel medio evo sèppero trovare per la via delle Alpi le rive del Reno, continuarvi l'oscuro loro tràffico, prestar l'ingegno e le braccia a edificarvi chiese e castella, che a que' pòpoli pàrvero fatte per opera d'incanto.
| |
Milano Liguria Rezia Gènova Còira Costanza Como Aquileja Romani Europa Alpi Alpi Reno
|