I magistrati avrèbbero potuto agguerrire a spesa commune il fiore della gioventù cittadina; pensàrono invece con fatale consiglio d'assoldare cavalieri d'altro paese, non imbevuti d'odj cìvili. Il primo capitano del pòpolo fu Oberto Pallavicino, condutto per cinque anni. Col carroccio d'Ariberto era cominciata un'era d'esaltazione morale; collo stipendio d'Oberto Pallavicino ricominciò un'era di morale debolezza. D'allora in poi si vide un pòpolo di pazienti e ingegnosi lavoratori in lana, in seta, in armi di famosa tempra, in metalli preziosi, esinanirsi nella fatica, in pòvere case, sotto crescenti gabelle, colle quali i suoi capitani, ora guelfi ora ghibellini, pascèvano squadre di mercenarj d'ogni parte d'Italia e sopratutto Romani e Romagnoli, ma più spesso stranieri, Catalani, Tedeschi, Guasconi, Bretoni, Inglesi, stradiotti d'Albanìa. In ogni città v'era una o più fortezze; nel cui secreto le famiglie dominatrici conducèvano una vita impopolare, spesso nelle crudeltà e nelle dissolutezze, nutrendo migliaja di cani e di falconi e sollazzàndosi con nani e menestrelli. Questa vita di sospetti senza pensiero e di splendore senza dignità, durava finchè un vicino più vìgile o più pèrfido, o infine un invasore straniero, collo sproporzionato peso delle forze d'un regno, li snidasse da quelle tristi delizie, e li precipitasse nell'antica oscurità. "Tal fortezza fu a danno e non a sicurtà de' suoi eredi, perchè giudicando mediante quella viver sicuri, e poter offèndere i cittadini e sùdditi loro, non perdonàrono ad alcuna generazione di violenza, talchè perdèrono quello stato come prima il nemico gli assaltò..." (Macchiavelli).
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