Fenarolo, trovato entro un sepolcro in una chiesa, si pugnalō; recato alla rocca, si mise le mani nella ferita e si uccise; un Avogadro, un Ducco, un Riva fųrono tratti al patėbolo. Ma l'altro Avogadro, che aveva armato gli uōmini di Val-Trumpia, raccolse i fuggitivi, che durārono tutti nel propōsito. Gritti e Baglioni ricondųssero sotto Brescia l'esčrcito včneto; Avogadro vi trasse diecimila montanari; si diede nelle trombe e nei tamburi da tutte le parti ad un tempo; Martinengo trovō modo d'arrampicarsi entro le mura; ruppe una porta; le altre, al grido di San Marco, fųrono prese dai cittadini. Ma Gritti, venuto a tutta corsa e senza artiglierėe, non volle assalire immantinente il castello; e perchč i montanari ne mormorāvano, ne sviō settemila a espugnare le fortezze del contado, e soccorrer Bčrgamo che combatteva. - Era l'esčrcito francese a Bologna, capitanato dal giōvine prėncipe reale, Gastone di Foix, che poco di poi morė sul campo di Ravenna. Egli si mosse immantinente; attraversō il Mantovano, senza dimandar licenza a quel prėncipe; sorprese strada facendo Baglioni e lo disfece; sorprese altre genti včnete stanziate a Castančdolo; giunse a Brescia, che il castello si teneva ancora; il cavalier Baiardo circondō il monasterio di S. Floriano difeso da mille Trumplini, che non s'arrčsero, e morėrono tutti. Gastone, al giovedė grasso, discese dal castello in cittā con dōdici mila uōmini, comandati dai primi cavalieri di Franda. Cadeva la neve; battčvano a martello tutte le campane della cittā; dopo due ore di calda battaglia, i cittadini črano ancora fermi ai serragli delle strade, quando alcuni mercenarj dei Včneti dičdero indietro; i Francesi incalzāndoli si spėnsero lungo il bastione fino ad una porta murata; la sfondārono; trāssero dentro altre genti; i cavalleggeri albanesi, che si vėdero il nemico alle spalle, abbandonārono il posto, rųppero un'altra porta, e si dispčrsero nella campagna.