Uòmini zelanti avèvano voluto, col ministerio delle nuove congregazioni, rigenerare le famiglie al senno e al costume (an. 1545-1566); e il frutto che dopo due generazioni se ne mieteva, è descritto, e forse troppo parcamente descritto, nei Promessi Sposi e nella Colonna Infame. Ben v'èrano gli uòmini che isolàndosi dalla commune corruttela e stoltezza, si collegàvano cogli studj al senno antico o al progresso straniero. Ma non potèvano ròmpere il nodo che l'interesse dei pochi aveva stretto coll'ignoranza dei molti. Pur tratto tratto ponèvano mano a rappresentanze ed ambascerìe; le quali non èbbero quasi altro effetto che di conservare ai pòsteri qualche documento di buon volere, di senno e di virile eloquenza. Tali fùrono Fabrizio Bossi e Cèsare Visconti (1630).
Se il ducato di Milano fosse stato l'imperio romano, quello era il principio d'una terza barbarie. Ma l'antico ducato era una mediocre provincia; e aveva già lasciato cader d'ogni parte le antiche sue membra; Venezia teneva Brescia, Bèrgamo e Crema; i Grigioni, Bormio, la Val-Tellina e Chiavenna; gli Svìzzeri esercitàvano una venale giurisdizione sopra le valli del Ticino; la Val-Sesia e la Lumellina, e più tardi Alessandria, Tortona, Voghera fùrono aggregate al Piemonte; Gènova non portava più sui mari l'insegna ducale; Pontrèmoli fu venduta alla Toscana; Parma e Piacenza èrano patrimonio dei Farnesi. Ma per quanto una polìtica acciecata facesse, per chiùdere le frontiere, troncare i vicendèvoli commercj, ristrìngere il campo dell'industria e fare del pòvero Stato un ricòvero di miseria, l'Olanda, l'Inghilterra, la Francia e la Germania avèvano raccolto la nostra eredità; ci stàvano intorno piene e traboccanti di vita e di progresso.
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