Fin dal 1766, sei anni prima che si aprisse il càrcere di Gand, si era applicato il principio della segregazione dei prigionieri; un giorno di cella scontava due giorni di càrcere; si era dunque scoperto che la cella segregante non era strumento di lieve correzione, qual èrasi creduto finallora, ma una pena poderosa, applicàbile ai più gravi delitti, e capace di far più terrore che la morte. Ma qual meraviglia che questi sagaci pensieri nascèssero prima che altrove in quel paese dove Beccarìa non solo era scrittore, non solo porgeva pùblico insegnamento di scienze sociali, ma sedeva autorèvole nei consigli dello Stato?
I bastioni solitarj e paurosi, ove si seppellivano i giustiziati, divènnero ombrosi passeggi; si tolse il lezzo alle strade; e l'òrrida abitazione dei cadàveri si rimosse dalle chiese; si sgombràrono dagli accessi dei santuarj i mendicanti, ostentatori d'ùlceri e di mutilazioni; a poco a poco non si videro più nelle città piedi nudi o àbiti cenciosi. Si apèrsero teatri, ove le famiglie, inselvatichite da sette generazioni, imparàrono a conòscersi, e gustàrono le dolcezze del viver civile, della mùsica, della poesìa. Il genio musicale rispetta e ambisce il giudizio del nostro pòpolo; un solo carnevale in uno dei minori nostri teatri diede al diletto dell'Europa la Sonnàmbula e l'Anna Bolena. Regnò la tolleranza di tutti i culti; e si aperse òspite soggiorno agli stranieri che apportàvano esempj di capacità e d'intraprendenza. S'introdùssero le scienze vive nella morta Università; si fondàrono academie di belle arti; rifiorì l'architettura, l'ornato riprese greca eleganza; s'inalzàrono osservatorj astronòmici; si costrusse la carta fondamentale del paese; si apèrsero nuove biblioteche; le madri tòlsero ai cuochi ed agli staffieri la prima educazione dei figli.
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