Soave rifece tutti i libri elementari; Parini, Mascheroni, Arici ricondùssero l'eleganza letteraria, indirizzàndola ad alti fini scientìfici e morali; Beccarìa lesse economìa polìtica; surse a poco a poco quella costellazione di nomi splèndidi alle scienze e alle arti, Volta, Piazzi, Oriani, Appiani, cogli altri che la continuàrono fino ai viventi. Gli allievi di tanto senno si spàrsero in tutte le provincie, e propagàrono in tutte le classi quel fàusto movimento di cose e di idèe che ci attornia d'ogni parte, e ci arride all'imaginazione.
XLI.
Abbiamo accennato a principio in quale stato la natura desse ai primi nostri progenitori questa terra che abitiamo: al basso, una vicenda d'aque stagnanti e di dorsi arenosi; all'alto, un labirinto di valli intercette da monti inòspiti e di laghi. Abbiamo detto quali pòpoli ci fùrono maestri, o almeno fratelli di cultura: i Lìguri, gli Umbri, i Pelasghi, gli Etruschi, i Romani: e quali ne fùrono inciampo su la via della civiltà, la quale tre volte s'arrestò e decadde: nell'era cèltica, nella bizantina, nell'ispànica. Nessuna istoria offre una più frequente alternativa di beni e di mali, e una più manifesta prova di ciò ch'è veramente giovèvole, o veramente avverso all'umana felicità. Il nostro incivilimento tre volte tornò uno sfrondato tronco; e ogni volta nel rinverdire apparve più rigoglioso e fiorito.
Noi possiamo mostrare agli stranieri la nostra pianura tutta smossa e quasi rifatta dalle nostre mani; sicchè il botànico si lagna dell'agricultura, che trafigurò ogni vestigio della vegetazione primitiva.
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