Signori, non è del mio argomento d'accettar questa ipotesi o d'impugnarla. Io non ho dunque a dire come si dovessero in tal caso evitare quelle odiose illazioni che parrebbero dover quindi scaturire a danno delle stirpi più deboli, e a conforto di coscienza ad ogni sorta di conquistatori e d'oppressori. È noto quali conseguenze traessero i fautori della schiavitù dei Negri dalla scoperta d'una costante differenza nell'angolo faciale tra i Negri e i Bianchi, onde aver argumento che quella stirpe fosse inetta ad ogni alto pensiero e predestinata a vegetare in perpetua puerizia e in tutela necessaria de' suoi nemici. Voi vedete, Signori, che se l'ipotesi fosse dimostrata, l'iniquità delle conseguenze non ci esimerebbe dal dovere d'accettare una dura verità.
Vorrei piuttosto prescindere da questa ipotesi nel nostro argomento. Piuttosto direi che se con essa si verrebbe assai facilmente a sciogliere il quesito della primitiva disparità d'intelligenza fra i popoli, ancora non si spiegherebbe come una progenie gentile e sagace, una progenie per molti secoli gloriosa nelle scienze, possa ad un tratto ricadere nella più profonda impotenza mentale. Non si spiegherebbe come la stirpe greca, già feconda d'ogni frutto scientifico, ombreggiasse poi per mille anni, infecondo plàtano, la terra di Costantino. Non fu la spada dei Turchi che troncò nel secolo XV in Grecia la vita della scienza; essa era già da mille anni inaridita. Non furono neppure, come alcuno pensò, le controversie teologiche che preoccupando le menti le avessero chiuse ad ogni altro pensiero.
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