E con tutto ciò non davano ragione della differenza che stava tra Polifemo e Archimede. Perocché la reminiscenza platonica, e le idee innate, e la visione divina e le categorie e l'idea dell'essere, com'erano in Archimede, scienziato, così erano anche in Polifemo, idiota e canibale.
Signori, il lievito che fa fermentare le idee non si svolge in una mente sola; il genio si tien per mano alla catena de' suoi precursori. Perché si destino le idee, devono attuarsi i più generosi istinti, devono infervorarsi gli animi. La corrente del pensiero vuole una pila elettrica di più cuori e di più intelletti.
Io devo scorrere a volo su queste idee. Lascio l'istinto; e tocco per un istante la sensazione.
4. La sensazione pare a primo aspetto il dominio nel quale è grande e forte la vita selvaggia. Quante volte non si leggono meraviglie della vista acuta del selvaggio che discerne nella sabbia le pedate della tribù nemica! Come paragonarle la fioca vista nutante che si logorò alla lampada notturna e che Galileo spense nei cristalli del telescopio? Signori, questa è un'illusione. Confrontiamo la somma intera delle sensazioni che si schierano innanzi alla mente del selvaggio e alla mente dello scienziato.
È vero che il selvaggio vive assorto nei sensi; è vero che l'esercizio assiduo e la dura necessità glieli rendono vigili e acuti. Ma s'egli avesse pure la vista dell'aquila e l'odorato del cane, sempre è vero che le sue sensazioni non hanno varietà. Sono le sensazioni che si possono raccogliere entro quell'orizzonte di selve in cui si chiudono le sue consuetudini, i suoi timori.
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