Alle foci del Tevere s'arena una nave punica; e Roma se ne fa immantinente un modello. Perché i Chinesi oggidì non fanno altretanto, perché affrontano colle inette loro giunche le navi animate dal vapore?
Più tardi la filosofia stoica si versò a rivi nella giurisprudenza romana. Un sistema perpetuamente aperto poté continuare per più secoli ad accumulare presso di sè tutti quei vantaggi che presso le altre nazioni rimanevano disgiunti e incompleti. Infine quanto v'era nelle armi, nella politica, nell'agricultura, nel commercio, nella filosofia, nella città degli Etruschi, nei collegii dei Druidi, nelli arsenali dei Cartaginesi, nelle sette della Grecia, tutto divenne eredità d'un popolo che fu più grande di tutti, perché abbracciò in sè quanto faceva grandi li altri popoli.
Ma qualunque sia la copia d'idee che una nazione venga a combinare nel suo sistema, quando essa ha compiuto l'opera e ha potuto conciliare e coordinare tutte le sue idee, allora tende a fermarsi e riposarsi in quella pace mentale. E può rimanervi inoperosa per molte generazioni, finché qualche nuovo principio non la provochi a sconnettere e riformare l'antico sistema.
Intanto, al luogo di chi muore della generazione esercitata e operosa, sopravengono mano mano altre generazioni, che raccolgono per eredità e per passiva imitazione le idee già elaborate. Le facultà mentali e morali dei posteri non hanno occasione di fermento e di travaglio; sono come piante nella stagione invernale; non hanno fronde, non fiori, non frutti; né poesia, né sapienza, né valore, né virtù. Eccovi la grande unità bizantina; ecco ciò che in China divenne la scôla di Confucio ventiquattro secoli dopo Confucio.
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