Fin dal risurgimento delle scienze, le menti costrette a combinare tanti discordanti pensieri, si resero in questo continuo sforzo sottili, audaci, libere. Acquistarono potenza d'emanciparsi da ogni sistema chiuso e di scuotere ogni giogo d'autorità, seguendo risolutamente e impavidamente l'unico lume dell'esperienza e della ragione. Dall'esperienza e dalla ragione sempre nuove scoperte; continua mobilità e incertezza di sistemi, se non in quanto per la loro verace utilità possano giustificarsi; quindi continua necessità di nuove elaborazioni e scoperte.
E perciò nell'Europa una forza espansiva preme e incalza i sistemi tradizionali, tanto delle nazioni barbare le cui facultà non furono peranco esercitate, quanto delle nazioni vetuste le cui facultà erano già ricadute nel sonno. L'opposizione inconciliabile dei principii confusamente in Europa abbracciati, l'inesauribilità del processo esperimentale, e la ragione dei popoli, sciolta omai da ogni vincolo di tradizione, preparano al genere umano un'indefinita carriera e gli promettono una perpetua gioventù.
Il progresso nella proporzione medesima con cui fornisce nuove idee, fornisce anche nuova occupazione all'intelletto, tiene in esercizio forzoso le nostre facultà morali e le spinge a continuo perfezionamento.
In questa fausta prospettiva sospendo la omai troppo prolissa deduzione de' miei pensieri.
Dell'antitesi come metodo di psicologia sociale.
Proseguo a leggere un lavoro del quale ho già sottoposti altri frammenti all'attenzione dei benevoli colleghi.
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