L'immobilità del sole relativamente alla terra era dunque un primordio di verità; ma traeva seco una nuova forma d'errore. Questa forma transitoria d'un'idea viene da alcuni chiamata verità relativa; Fichte chiama verità istoriche quelle idee che in altri tempi dovevano necessariamente apparir vere. Ma siccome questi nomi destano l'insidioso concetto d'una verità volubile, d'una verità che può non essere, così conviene attenersi al più austero concetto di verità parziale e incompleta. E per questa prudenza la chimica si astenne dal chiamare elementi i corpi indecomposti; poiché rimane sempre possibile un ulteriore passo d'analisi, ovvero l'ipotesi che la diversità dei corpi sia solo una varietà di tessuto o di densità.
Talvolta ciò che un'antitesi acquista per sempre alla scienza non è una verità, ma un metodo, un'arte, un abito che conduce a scoprirla. Cartesio s'illudeva allorché disse che l'evidenza è criterio di verità. No, pur troppo; l'evidenza inganna il genere umano quando gli dice che la terra è ferma. Ma questa è solo una evidenza prima. Il criterio sta nel complesso delle evidenze. Cartesio intanto, col metodo dell'evidenza geometrica sostituito alle insidie della dialettica, mutò tutto l'abito della scienza; l'aperse a tutti; restituì a tutti il diritto d'intendere e di giudicare, come ai tempi della libera Grecia. E così pure Condillac esagerò, quando disse che la scienza è una lingua ben fatta. No, pur troppo; la chimica, prima d'essere una lingua, aveva dovuto condurre un lavoro ciclopico fra le tenebre e i sogni, alla cerca dell'oro e della lunga vita.
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