Ognuno sa oggidì che il diritto civile, il quale governa le nostre famiglie, è una moderna forma del diritto romano; il quale fu la lunga opera d'un'ereditaria opposizione. Il pretore, che aspirava ad esser console, adescava il voto della maggioranza, facendosi riformatore, e sottomettendo nell'editto pretorio il suo privilegio di patrizio al suo diritto di cittadino.
La politica riverbera le sue antitesi sulla filosofia. Rousseau, generoso e povero e inonorato, non lodò la vita selvaggia se non per fare onta ad una società diseguale e inumana. De Maistre e quanti altri s'imaginarono di conquidere la filosofia, combattevano il codice civile che aboliva le due servitù della gleba.
L'antitesi penetra nelle nazioni coll'arte della guerra, perché le costringe mutuamente a proporzionare le difese alle offese: e le incalza ad una serie infinita di sforzi mentali e morali. Chi foggiò la prima spada, costrinse il nemico a darsi un'altra spada e ad apprendere la scherma; chi foggiò il primo cannone, comandò agli architetti di trasformare le eccelse mura in bastioni obliqui e affondati, comandò ai geometri ed ai fisici tutti i calcoli della balistica. Ogni scoperta dell'artiglieria sconvolge l'architettura navale; ogni progresso nella costruzione delle navi costringe a nuovi prodigj l'artiglieria.
Né ancora è ciò che più importa nell'ordine delle idee. La guerra comanda all'Asia antiquata lo studio della nuova milizia. Questa trae seco tutta una legione di scienze nuove, che con intimi nodi s'intrecciano ad altri ordini d'idee, più potenti ancora nelle future sorti dei popoli.
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