2. Per fatto di natura, l'uomo nascente viene raccolto al seno d'una madre. Già nei primi albori della vita, l'istinto materno s'associa agli istinti dell'infante, s'insinua fra quella confusa agitazione di tutti i sensi, la quale non può divenire d'un sol tratto una sensazione chiara e distinta, perché questa ne suppone altre da cui debba distinguersi. Fra queste deve a grado a grado farsi chiara e distinta primamente quella che più assiduamente ritorna. Fra gli insoliti contatti dell'aria e dei corpi, la presenza materna è forse l'unica sensazione che non sia molesta; e forse per questa opposizione costante a tutte le sensazioni moleste, è la prima che fra tutte le altre chiaramente si discerna e si affermi.
3. Né le altre sensazioni sono del tutto fortuite, quando vi è già un intelletto e un amore che veglia a sviare le più dolorose e raccogliere le più gradevoli. Il complesso delle sensazioni d'un infante decide già de' suoi conforti e de' suoi dolori, sovente della sua vita e della sua morte.
La statistica e la medicina dicono quanto sia maggiore nei parti della madre selvaggia e della madre indigente la probabilità del dolore, del pianto e della morte.
4. Il complesso delle prime sensazioni è già l'opera di più esseri associati. Oltre agli istinti dell'infante e della madre, v'entrano le affezioni e consuetudini della famiglia, e pertanto le istituzioni della società. V'entra sopratutto la voce umana la quale accompagnando assiduamente le singole sensazioni, le associa ad un suono che diviene un segno indelebilmente distintivo, ultimo compimento della chiara e distinta percezione.
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