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      Tutto questo progresso delle idee rimane posto fuori dall'ipotesi dell'individuo pensante; oltrepassa tanto la solitudine metafisica di Cartesio quanto la statua sensitiva di Condillac, la solitudine poetica di Rousseau e la commune natura delle nazioni di Vico. A compimento della dottrina di Vico resta di chiarire come, la natura delle genti essendo commune, le colonie delle nazioni progressive debbano in molte parti della terra trovarsi a fronte di tutte le gradazioni d'una barbara inerzia. Questo è il più grande problema dell'umanità. Perché venga studiato è d'uopo che venga proposto.
      Ricorrendo tutta quella serie d'idee che fin qui abbiamo percorso, non si offerse alla nostra mente dove collocare l'idea poetica del selvaggio solitario, felice co' suoi pensieri nel seno della madre natura, quale Rousseau lo dipinse a sè medesimo e ai nostri padri: - "Je le vois se rassaisiant sous un chêne, se désalterant au premier ruisseau, trouvant son lit au pied du même arbre qui lui a fourni son repas".
      Ma questo placido regno del pensiero è impossibile nel perenne bisogno e nella perenne agitazione della vita selvaggia. Rousseau aveva accolto la tradizione, verisimile purtroppo, che li aborigeni in Italia avessero vissuto di ghiande; e infatti l'analisi della nostra flora nativa non disdice molto notevolmente questa poco allettevole tradizione. Anzi la tradizione stessa popolava le selve dell'Italia e della Grecia colle truci sembianze dei Lestrigoni, dei Ciclopi, di Caco, di Licaone, di Tieste.


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Psicologia delle menti associate
di Carlo Cattaneo
pagine 74

   





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