Erano le memorie confuse del passato che abbracciavano i fantasmi della vita canibale. E questa era inevitabile fintantoché l'aborigene nudo, nelle deserte selve di roveri e d'elci, con un vivere senza casa e una pesca senza reti e una caccia senz'armi, doveva avere di che sfamarsi regolarmente ogni dì dell'anno, senza saper preservare dalle ingiurie degli elementi e dalle insidie degli animali diurni e notturni le incerte prede e i caduchi frutti. Oggi satollo e oppresso di cibo, per rodere dimani i fetidi avanzi - o cader di fame, - o tenersi in vita divorando il cadavere del suo simile. È perciò che in alcuni paesi dell'Africa meridionale, quando alcuno atterra un grosso animale, tutta la tribù accorre per prisca tradizione a dividerlo secolui; e chi alla sua volta tradisce il ricambio, vien maledetto con formule sacre, alla cui giustizia si attribuisce ogni seguente calamità.
Laonde se l'uomo selvaggio da Hobbes fu detto puer robustus, più giustamente potrebbe dirsi puer famelicus; perché s'indicherebbe nel tempo stesso come quell'ansietà perpetua del vivere sia causa di quella perpetua puerizia della mente.
Vi parrà forse, Signori, ch'io mi sia troppo divagato ricercando in seno all'estrema barbarie i più intimi secreti della vita scientifica. Ma questa analisi della vita del pensiero nella sua iniziale semplicità torna utile, perché chiarite una volta le sue leggi si può seguirle poi nelle sue più difficili evoluzioni.
Le tradizioni delle singole tribù ingrossando inegualmente nel corso dei secoli le loro correnti, dovevano ad ogni modo incontrarsi fra loro e confluire.
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Africa Hobbes
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