Volgendosi al mondo delle tradizioni l'analisi universale interrogò tutte le lingue, dissepellì le loro radici, le radici delle loro radici; narrò ad esse colle loro proprie parole com'erano nate e come da lingue di canibali più brutali dell'orangotango e del gorrilla fossero giunte a dare un nome ordinatore a tutte le piante e a tutti li animali dell'orbe terraqueo, - a tutte le pietre e a tutte le creazioni petrificate che avevano vissuto in quelle pietre nei secoli dei secoli dei secoli. Trasse dall'umile basalto di Rosetta i misterii dell'antico Egitto; lesse diecimila anni di date sepolte sulle pareti dei templi e nelle viscere delle piramidi. Penetrò il senso del sapiente aggettivo dato alla volta celeste da Virgilio, l'allievo dei Druidi, il maestro di Dante:
Terrasque, tractusque maris coelumque profundum!
L'analisi antica, libera tratto tratto, ma sempre inerme, divenne libera e armata; divenne irresistibile; essa è ancora preordinata e fatale, ma il suo ordine è l'ordine di Dio; il suo fato è la verità.
Libertà e verità! Signori, scrivete queste parole sulle porte di tutte le università.
Intanto sugli immani regni dell'Asia si aggreva l'ineluttabile dominio delle tradizioni, la scienza delle sintesi premature e anticipate.
Oggi nell'Europa e nelle colonie, oramai propagate alle estremità della terra, ma non pervenute ancora a penetrarne tutte le parti, non pervenute ancora a riconoscere in tutto il suo circuito il patrimonio del genere umano si commisura alla libertà dell'analisi la ricchezza e la potenza delle nazioni: - Scienza è forza!
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