Sognarono di una sfida feroce lanciata da me alla maggioranza: la mia feroce ostilità è tanta, che da tre giorni che son nella Giunta delle Elezioni, non ho fatto finora che proporre convalidazioni di elezioni della maggioranza, quella di un ministro, Paolo Boselli, compresa; e avrei sinceramente desiderato per gli amici personali, per gli onesti, che della maggioranza fanno parte in buona fede (degli altri non parlo e non curo) di lasciar che il ministro del loro cuore li liberasse da un conflitto penoso, cadendo decorosamente in una battaglia politica, magari colla illusione di essere caduto per la sua divisa, “per Dio e per il re”.
Non mi è stato possibile, non lo si è voluto. E mentre si accusava me di fuggire, all’assemblea della nazione - sanguinosamente insultata, violentemente chiusa per i comodi d’un uomo - si è negato - dopo cinque mesi - il diritto persino di una spiegazione qualsiasi e dopo avere calunniata la Camera antica, accusandola di scandali e di offese al presidente, assistiamo allo scandalo inaudito di un ministro che tratta il capo eletto dell’assemblea come un suo servo infedele, e gli intima lo sfratto con vituperj feroci.
Ebbene mi pare che ora basti... E dovea bastare anche prima, perché mi pareva di aver detto, sul quesito morale che s’impone, già assai più di quanto sarebbe occorso in qualunque paese libero del mondo, perché un uomo pubblico accusato dovesse capire il dover suo. Nossignori; è da me che, con inversione novissima, si pretende un supplemento di prova!
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