è a me che s’intima di completarla! E quando l’avrò fatto, sarete contenti?
Non per questo mi trascinerete fuor del terreno del diritto mio. Non vi bastava il fin qui detto, non bastava un’accusa la più precisa che sia stata mai? volete ancora dell’altro: e io vi servo. Ma vi ho chiamato in giudizio: e ci dovete venire. Perché se i punti sugli i non vi bastano, se non vi bastano i documenti che vi dò, avrò ancora di che contentarvi; ma credo che adesso basterà pel Paese; e se per qualche cosa di quello che dirò pretendeste che io vi porti il testimonio nella Camera, fate conto che il testimonio nella Camera ci sia. Del resto, al punto in cui trovansi le cose, non sono più i vituperj della Riforma che bastino a strozzar la questione. Gli urli spasmodici dell’organo dello zio Dittatore, i suoi rabbiosi “mentisce! mentisce! mentisce!” a me non fanno né più caldo né più freddo di quegli altri “mentisce! mentisce! mentisce!” - perfettamente identici - che quel certo altro tipo - senza confronto più artistico - strillava a ogni capitolo della mia storia meravigliosa. - E s’è visto com’è andata a finire!
Al punto a cui sono portate le cose, non vi è più assemblea rappresentativa al mondo che possa sottrarsi alla necessità di sapere se ella conti nel proprio seno o un ministro disonesto o un deputato calunniatore.
Non lo volesse egli, il giudizio per lui, qualunque de’ miei colleghi avrebbe diritto di volerlo per me.
Intanto, e sino a un giudizio nuovo, nessun improperio, nessun vituperio di scribi, assoldati col pubblico furto, sopprimerà mai il dislivello morale tra chi fino ad oggi esercitò il suo mandato col più severo scrupolo, senza lucrarvi un centesimo, e chi per anni, notoriamente, ne fece una lunga speculazione; tra chi in faccia ai magistrati fece sempre i dover suo, e chi avendo ingannato ab antico con un falso documento il suo Dio, ingannava più tardi con una falsa testimonianza il suo giudice.
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Paese Camera Camera Riforma Dittatore Dio
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