E ad ogni buon conto da lì a un’ora scappava.
Già: perfidie e menzogne anche gli elenchi del commendatore Martuscelli, ispettore della Banca, corrispondenti, cifra per cifra, data per data, numero d’ordine per numero d’ordine, ai registri ispezionati della Banca e a tutti i documenti del processo!
Perfidie e menzogne anche la lettera 16 febbraio 1894 del comm. Mazzino, reggente della Banca in persona, che in questa sua qualità trascriveva semplicemente dai registri una nota degli effetti di casa Crispi esistenti presso la Banca e rimasti, fino alla scoperta dell’inchiesta, insoddisfatti ed occulti.
Questo mi ricorda perfettamente un aneddoto della penultima seduta della Commissione dei Cinque.
L’onorevole Cibrario, della maggioranza, eletto relatore con tre voti contro due, quello di Carmine e il mio, leggendoci la sua relazione, descrivente il contenuto delle buste, devoto a Crispi, ma galantuomo, si studiava conciliare capra e cavoli, il tenore dei documenti col dispiacere che gli recavano. Arrivato alla lettera del reggente Mazzino nella relazione se la cavava così:
“Lettera in foglio intestato Banca Romana riferentesi ad alcune dicerie (!!!) che circolavano nella Banca Romana.”
“Ferma un momento”, dico io. “Mi pare, amico Cibrario che tu sbagli. Prego l’amico presidente (Damiani) di avere a buon conto la bontà di rileggere il documento lettera Mazzino”. E porgo, estraendola dal plico, la lettera al presidente che legge:
BANCA ROMANARoma, 16 febbraio 1894
Eccellenza,
in risposta alla richiesta confidenziale fattami da V.E. ho l’onore di rassegnarle i seguenti schiarimenti, quali risultano dalla contabilità della Banca e dalle dichiarazioni dei capi uffici preposti alli medesimi.
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