(Il disegno di legge, di cui qui si parla, non occorre dirlo, era il famoso disegno per la Banca Unica, alla quale il ministro, salito al potere col programma della Sinistra, della pluralità delle Banche, s’era rapidamente convertito in pro della Banca Nazionale... avendo pudicamente acceso con essa il grazioso prestito delle 254 mila lire, tenuto clandestino, e sotto condizione di non pagare, stando al potere, un centesimo né di interessi, né di capitale. Simonia di cui la storia delle corruzioni parlamentari non ricorda più tipico esempio). [...]E il discorso non è che una pallida illustrazione del contegno del signor Crispi, mentre il Colajanni faceva contro la Banca la sua formidabile requisitoria; contegno così irritato e provocante, che avendolo i deputati dell’Estrema, a lui vicini, invitato a chetarsi, rispose rabbioso a Caldesi, a Garavetti e agli altri lì presso: “Tanlongo ha dei milioni da seppellirvi tutti quanti!”. [...]
Che Crispi fosse; quel dì 20 dicembre in cui salvava dalla inchiesta Tanlongo e la sua Banca, debitore clandestino di effetti ingenti in sofferenza alla Banca Romana, risulta ormai ad esuberanza dai documenti dell’inchiesta.
Ed è chiarito con la maggior precisione dal trovarsi quegli effetti Crispi nella nota dei titoli d’indole clandestina, consegnati da Lazzaroni a Tanlongo: dall’interrogatorio Lazzaroni 14 aprile ‘93 da cui è assodato come i tre effetti Crispi (uno di 10.000 a scadenza 15 gennaio ‘93, uno di 25.000 a scadenza 30 febbraio, l’altro di 20.000 a scadenza in bianco) appartenessero: “alle operazioni riservate che non passavano per la trafila ordinaria della Banca”. [...]
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