E colto così colla mano nel sacco, il signor Crispi se ne va a faccia fresca a raccontare al giudice Capriolo ed ai Sette che le cambiali presso la Banca Romana “furono alla scadenza pagate!”. Bella forza! [...]Il signor Crispi si faceva bello di aver saldato i suoi effetti - giacenti clandestini fino al principio del ‘93 - dopo che l’ispezione Martuscelli e le perquisizioni e il processo dalla Banca avevano pontato alla loro scoperta!
E fino a che le scoperte non vennero, fino al giorno dell’arresto di Tanlongo, casa Crispi faceva onore ai suoi effetti nel modo che l’ispettore Martuscelli al 25 febbraio ‘93 descrive: “nemmeno si pagano e nemmeno si liquidano gli interessi!”
Tornando all’effetto del 24-29 dicembre, cioè all’onesto clandestino compenso del discorso del 20 dicembre - (che se fosse stato scoperto a me, mi avrebbe obbligato ad uscir sui due piedi dal Parlamento) mi sono tenuto ai documenti noti ed acquisiti i quali - come vedesi - esuberano alla dimostrazione del reato.
Solo ad abbondanza qui ripeto quanto dissi già, che nelle lettere della signora Crispi Barbagallo, - non quelle a Lanti, restituite dai Cinque, ma quelle a Bernardo Tanlongo di cui parla l’elenco 7 febbraio del delegato di P.S. Rinaldi, e di cui è cenno incompletissimo e superficiale negli appunti consegnati ai Sette - lettere che si trovano giacenti e nascoste fra gli undicimila atti del Processo della Banca Romana - se ne ritrova precisamente una della fine di dicembre ‘92, che collega il discorso fatto dal marito alla Camera in difesa della Banca, con una nuova domanda di danaro alla stessa!
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